Gino Mescoli.
Le musiche della nostra vita .

Nel panorama della nostra musica gastronomica per dirla con Brecht, esiste un caso assolutamente anomalo, quello cioè di un compositore che ha scritto canzoni famose in tutto il mondo e che, ciononostante, se n‘è rimasto nell’ombra di un dorato anonimato. Una scelta? È probabile ma anche aiutata dal caso e dal suo patrimonio genetico che lo ha voluto schivo per temperamento, elegante, ironico, staccato pur con delle simpatiche sbavature da arguto popolaremiliano che danno al suo modo di vivere e di essere connotazioni estremamente cordiali. Si tratta di Gino Mescoli, pianista, compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra diventato famoso, nel giro della canzone, per lievi operine che tutti abbiamo ascoltato mille e mille volte, da “Amore scusami” a Un bacio piccolissimo, a “Cominciamo ad amarci”,a “Serena”, “Se questo ballo non fisse mai”, canzoni alle quali hanno dato vita e carattere cento e cento cantanti nei mondo che, con le loro voci, hanno portato all’ autore premi importanti anche oltre oceano. Questa sera Gino Mescoli si propone, tuttavia, in un’altra veste: non tanto quella dei compositore (ma certo si riuscirà, magari in un bis a strappargli qualche sua canzone ) quanto quella del pianista, anche qui un pianista molto intimista, molto discorsivo, molto cordialmente vicino al pubblico.
Lui chiama, questo suo concerto “ Leggera,.. ma non troppo ” proprio per intendete quanta buona musica posso vivere in una canzone, soprattutto quando si tratta di temi, come sono quelli che lui sceglie, firmati da Bernstein, da Gershwin, da Rodgers, da Rota, da Trovaioli, da Morricone da Carlo Alberto Rossi, da Jobim, da Paoli. Io preferisco, invece, dare a questo concerto un altro titolo: “Le musiche della nostra vita”, perché è proprio sui temi languidi o allegri di Gershwin e compagni che si è intessuto il nostro quotidiano in quest’ultimo mezzo secolo d’ avventure domestiche. Ascoltiamo insieme: quello di Mescoli é un programma “leggero” ma molto meditato e pone in luce con le sue doti di pianista anche il suo gusto di arrangiatore e di uomo appunto un po’ scettico, elegante staccato eppure insieme estremamente partecipe della vita di ogni giorno.
Un pianista, un autore, insomma, da amare per la sua straordinaria capacita di entrare, quietamente, nella nostra vita. In più ha ai miei occhi un pregio che nessuno può conoscere: ha messo in musica un mio blues e una mia poesia in forma di blues l’ha fatta cantare da un altro amico, Arigliano, e di ciò sarò sempre grato ad entrambi.
Buon divertimento.

Vittorio Franchini
(Corriere della Sera)